Intervista esclusiva a Claudio Vergnani

Autore di: Il 18° Vampiro, Il 36° Giusto, L'Ora Più Buia

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    cvintervista


    claudio
    Nato nel 1962, si diploma al liceo Classico e frequenta la facoltà di Giurisprudenza.
    Attualmente pubblica per la casa editrice Gargoyle Books, specializzata in narrattiva horror.
    Libri Pubblicati: Il 18° Vampiro - Il 36° Giusto - L'Ora più Buia (prossimamente).


    Dimenticate Twilight, The Vampire Diaries, e i vampiri che brillano al sole, Claudio Vergnani si ispira al Vampiro delle origini, quello malvagio, assetato, brutale, senza tralasciare il lato più tragicamente umano.




    Oggi abbiamo il grande piacere di intervistare un autore italiano che sui Vampiri ha scritto una trilogia: stiamo parlando del modenese Claudio Vergnani. Prima di iniziare, ti ringrazio a nome di tutto il Damned Soul, per la tua disponibilità. Ti andrebbe, per rompere il ghiaccio, di presentarti un po' ai nostri utenti e di introdurre il tuo primo libro, “Il 18° Vampiro”?

    Sono io che ringrazio voi per la gentilezza.
    Il "18° Vampiro" voleva essere un tentativo di proporre un prodotto che io per primo, grande appassionato d’horror, non avevo ancora trovato in ambito narrativo. Un mix di horror, avventura, divertimento e introspezione, che da un lato mantenesse viva la tradizione classica del genere, e dall’altra portasse un soffio di novità per colpire favorevolmente anche il lettore più “rodato”. Grazie essenzialmente ai personaggi e alle atmosfere, pur nel mio piccolo, credo di esserci riuscito.

    C'è chi giudica un libro dalla copertina; nel retro del tuo romanzo d'esordio c'è scritto: “chi va a vampiri è un po' come chi va a funghi: se si sbaglia, in un caso o nell'altro, rischia la pelle”. E' una frase che riassume bene il tuo libro?

    Entro certi limiti sì. Credo suggerisca l’idea di temi horror non privi però di ironia.

    Sin dalla prefazione, nonostante non sia scritta da te, si nota un lampante distacco da altre saghe letterarie che hanno riscosso un grande successo negli ultimi anni, ad esempio “Twilight” o “Il Diario del Vampiro”. Non sarebbe stato più facile seguire la scia dei romanzi per adolescenti? Come mai hai deciso di seguire un'altra strada?

    L’obbiettivo in questo caso non era la pubblicazione ad ogni costo, ma il tentativo di “pilotare” temi horror conosciuti fuori dalle strade classiche. Un domani, chi lo sa, spinto dalla fame ( e non sto scherzando, visto come stanno andando le cose in Italia), potrei anche tentare di fare concorrenza alla Meyer… :)

    Un tratto che caratterizza il libro è il largo uso dell'ironia; pensi che questa ti abbia aiutato nella caratterizzazione dei personaggi?

    Ho descritto gente che esiste sul serio, quindi non ho inventato nulla. Frequento persone così anche nella vita reale, e quindi lo stile non poteva che essere quello.

    E' ben raro trovare romanzi sui vampiri narrati dal punto di vista del cacciatore. A cosa è dovuta questa scelta?

    Mah, in questo caso mi sono ispirato proprio al classico. Bene o male, i primi vampiri letterari venivano cacciati (vedi Stoker). E’ anche vero che nel mio romanzo narro una guerra dove i buoni e i cattivi spesso si mescolano, e altrettanto spesso i cacciati divengono cacciatori e viceversa…

    Come mai hai scelto di narrare gli eventi con continui sbalzi temporali? Non ti ha creato delle difficoltà?

    No. Era una tecnica che desideravo sperimentare (senza abusarne). Per la verità, non è che la ami particolarmente (da lettore preferisco storie lineari) ma nel caso specifico ritenevo potesse funzionare.

    I tuoi vampiri, per la maggior parte, sono estremamente brutali. Come mai? Pensi che la paura sia strettamente connessa alla violenza?

    Questa è una domanda sottile. No, non lo credo. Credo che la paura possa assumere molteplici forme. Ognuno di noi ha dentro le proprie, che sono dissimili da tutte le altre, e a volte un romanzo o un film riescono a “toccarle”. Ma con "Il 18° Vampiro" non volevo spaventare un lettore, volevo divertirlo, appassionarlo e magari farlo un pochino riflettere.

    In cosa si differenziano i tuoi vampiri da quelli creati da altri autori, famosi o meno e in cosa, al contrario, attingono dagli altri “succhiasangue”?

    Io mi sono rifatto essenzialmente alle cronache latine e medievali che descrivevano il vampiro come un cadavere brutale assetato di sangue.

    Si nota una marcata somiglianza fra i tuoi vampiri e gli zombie: perché questa scelta? Per crearli ti sei ispirato ad un qualche libro/film sui morti viventi?

    No, anche se il tema dei morti viventi mi appassiona (e sul quale vorrei cimentarmi). Come dicevo sopra, mi sono ispirato ai vampiri mitteleuropei dei secoli bui.

    Non solo i vampiri, ma anche i cacciatori sono particolari rispetto ad altri esempi letterari, in quanto reagiscono in maniera molto naturale agli eventi; come mai?

    Credo sia uno dei punti di forza del romanzo. Come ho detto, si tratta di persone reali (seppur romanzate). Mentre scrivevo avevo ben chiaro come avrebbero reagito alle varie situazioni. Ho “caricato” alcuni aspetti, ma sono stato assolutamente fedele agli “originali”. :)

    Per quale ragione hai scelto di non dare alcuna spiegazione sull’origine dei vampiri e su altre loro caratteristiche? Ad esempio, dai per assunto che la luce del sole distrugga i vampiri ma perchè, secondo te, dovrebbe avvenire questo?

    E’ difficile dare risposte esaurienti in campo soprannaturale, per cui anche qui mi sono accontentato di tenere per buona la tradizione di cui sopra. Capisco che questo possa far storcere il naso chi ama la figura del vampiro e vorrebbe approfondirne le caratteristiche, ma io non volevo scrivere un romanzo sui vampiri, volevo scrivere un romanzo sulla disperazione, sul coraggio, sull’amore e sulla paura. I vampiri sono solo co-protagonisti.

    Come mai la scelta di creare varie tipologie di vampiro?

    Ho pensato che nulla in natura è sempre uguale a sé stesso.

    Le tue creature hanno poteri particolari?

    Be’, sono immortali, o quasi. Più o meno come i nostri politici di qualunque colore (vedi anche sotto).

    I tuoi vampiri sono, quasi tutti, esseri spregevoli, che agiscono solo in base alla loro sete; perché, allora, altri sono capaci di intendere e volere, arrivando addirittura a dare una seconda possibilità agli uomini?

    Ho immaginato che la sete condizionasse ma non annullasse la loro perduta umanità.

    Hai trovato difficoltà nel rendere realistica una “storia di vampiri”? Utilizzare il punto di vista di un umano, in questo, ti ha aiutato?

    Io spero che risulti realistica! Se ci sono riuscito è proprio perché non ho mai perso di vista il lato umano, sia dei vampiri che dei loro antagonisti.

    Il confine tra Bene e Male, come quello tra coraggio e stupidità, sembra essere molto sottile; per te è così, sia nel romanzo che nella vita?

    Sì, a parte le eccezioni credo che spesso sia così anche nella realtà. Il male esiste, nessun dubbio su questo, e spesso individuarlo non è poi così difficile (anche se oggigiorno vige il ritornello secondo cui nulla è bianco o nero). Per il coraggio e altre prerogative umane tutto si complica, invece. Molte le sfumature, e le interpretazioni. Una mossa stupida che ottiene lo scopo sarà definita alla fine come intelligente. Una intelligente ma che manca l’obbiettivo verrà invece considerata errata. A volte si arriva alla verità procedendo per vie sbagliate. E viceversa.

    Questo è dovuto solo ad un attaccamento alla realtà o indica anche una leggera critica ad altre opere?

    Le mie critiche sono affettuose. Se sorrido di qualche “situazione tipo” è perché quelle situazioni tipo le ho lette e fatte mie. Magari un giorno qualcuno citasse le mie opere, seppure prendendole bonariamente in giro!

    Per essere più realistico il romanzo non doveva forse terminare in altro modo?

    Ma il romanzo non è ancora terminato. Se leggerete "L’Ora Più Buia" capirete ciò che intendo e che ora non posso dire, e avrete la conferma che la vostra domanda è particolarmente azzeccata.

    Per quale motivo hai deciso d’inserire molti riferimenti colti? Non pensi che possa renderne difficoltosa la lettura ai più?

    Se riferimenti colti ci sono, sono tutti sdrammatizzati. Ho un background culturale classico, e mi viene naturale farvi riferimento. Personalmente non mi infastidisce trovare nei romanzi citazioni sconosciute. Credo che in ogni caso creino atmosfera. E magari stimolano ad approfondirle e ad arricchire le proprie conoscenze.

    Perché hai scelto di rivelare alcuni particolari solamente nella seconda metà del libro?

    Mi sembrava naturale procedere per gradi. Spero sia stata una scelta efficace.

    Hai visitato tutti i luoghi descritti nel romanzo?

    Sì. Preferisco descrivere ciò che conosco.

    Non pensi che, nel romanzo, ci sarebbe stata bene una storia d'amore? Come mai hai preferito non inserirla?

    Ma c’è. Anzi, ce n’è più d’una. Ovviamente, sono storie d’amore come potevano viverle in quel preciso momento quei precisi personaggi. Amori brevi, sfiduciati e in grati. Ma non per questo meno profondi.

    Quanto c’è di Claudio Vergnani in Claudio e Vergy?

    Be’, grosso modo il protagonista sono io. E Vergy … Vergy è Vergy. :)

    Chi ti ha ispirato per la creazione dei personaggi?

    Le persone cui mi sono rifatto. Vergy, Gabriele (che trovi su FB tra i miei amici), l’amica, Elisabetta (c’è anche lei, su FB, con altro nome), Michela e anche altri personaggi minori sono persone che conosco o che ho conosciuto.

    Chi o cosa ti ha spinto, infine, a scrivere il tuo primo libro?

    Mah! Leggendo molto mi è venuto naturale provare a cimentarmi nella scrittura. Credo che lettore e scrittore siano le due facce della stessa medaglia.

    Com’è nata l’idea per “Il 18° Vampiro”?

    L’amore per l’horror e il noir, trasformato ed elaborato secondo il mio sentire (e le mie capacità).

    Sul retro de “Il 36° Giusto” vengono citate alcune critiche del tuo primo libro; che cosa ne pensi dei giudizi della critica? La rispetti o credi che, alla fine, serva unicamente a creare/distruggere miti e flop?

    Sono stato molto fortunato. Ho ricevuto quasi soltanto recensioni positive, quindi non posso davvero lamentarmi. Poi, in ogni caso, credo che se pubblichi tu non possa poi pretendere solo lodi. Ci saranno anche critiche. Fa parte del gioco. Non discuto sulle lodi e quindi non discuto sulle critiche. Nel mio caso le recensioni erano tutte meditate, segno che chi le ha fatte aveva letto il libro con attenzione. Alcune critiche erano chiaramente dettate dall’affetto per i personaggi e la storia, e mi hanno fatto più piacere di alcuni complimenti. Io non ho scritto romanzi perfetti, ci mancherebbe. Ma ho scritto romanzi che non lasciano indifferenti. Questo, bene o male, è stato riconosciuto da tutti. Ripeto: mi ritengo molto fortunato.

    Dicci qualcosa del tuo secondo romanzo, “Il 36° Giusto”.

    E’ la parte centrale della trilogia, dove c’è il tempo per conoscere un po’ meglio i personaggi principali e alcuni aspetti del loro passato. Alcune amicizie si sciolgono (magari solo temporaneamente) altre si rinsaldano. Nascono nuovi amori, nuove situazioni e nuove minacce… E si prepara il terreno per una “chiusura” con i fiocchi :)

    Come mai la decisione di cambiare tecnica narrativa?

    Non volevo propinare una minestra riscaldata a chi aveva accolto con tanta simpatia il primo romanzo. Sentivo di dover offrire delle variazioni sul tema, pur sempre coerenti, ma nuove.

    Avevi già pensato di scrivere un seguito o l'idea è nata dopo, con il successo del primo libro?

    Non do mai nulla per scontato, ma era una possibilità che avevo in mente. Anche perché avevo chiaro in mente, se si fosse concretizzata l’opportunità, come avrei voluto chiudere l’intera vicenda. Cosa che ho fatto con L’ora più buia.

    Come mai non hai voluto cambiare narratore?

    Claudio offre non solo una narrazione degli eventi ma un suo punto di vista sugli stessi (punto di vista che lui per primo sa essere molto personale, ma che rimane in ogni caso coerente). Comunque, anche in questo caso, nella parte conclusiva della trilogia ci sarà qualche novità.

    Come mai la scelta di riprendere le fila della storia proprio con Claudio, Vergy e, anche se in misura minore, Gabriele ed Elisabetta?

    Perché la loro storia era tutt’altro che finita.

    Questi personaggi sembrano non avere altra scelta se non quella di tornare a dare la caccia ai vampiri: come mai questa ineluttabilità?

    Sono profondamente convinto che ciò che muove l’essere umano non siano né gli ideali, né l’amore, né alcuna delle principali emozioni che conosciamo, ma la necessità. Ci piaccia o meno, di fronte ad essa convinzioni ed ideali impallidiscono. Basta avere la pancia vuota per perdere l’ottanta per cento della nostra cosiddetta attitudine civile. I miei personaggi lo dimostrano.

    Il continuo contatto con la morte non avrebbe dovuto renderli più attaccati alla vita, spingendoli così a cercare un’altra strada, seppur con difficoltà?

    Dipende. Non esiste una regola. Nessuno di noi può sapere in anticipo come reagirebbe di fronte a determinati tipi di pressione o di sciagure. Possiamo solo augurarci di essere abbastanza forti da reggerne l’urto. Se ci guardiamo intorno vedremo che alcuni lo sono e altri no. Il coraggio è una moneta che spendiamo a poco a poco nel corso della nostra vita, e difficilmente ciò che spendiamo viene reintegrato.

    Li definiresti, per via dei loro continui combattimenti contro i vampiri, degli eroi?

    No, se agisci per necessità non sei un eroe. L’eroe agisce per convinzione, per scelta. L’obbligo non crea eroi, ma soltanto vittime. Possono forse essere definite eroiche alcune gesta, ma non chi le compie.

    A settembre uscirà il tuo terzo libro, “L’Ora Più Buia”; puoi darci qualche anticipazione?

    Concluderà la trilogia (o, se si preferisce, la storia) con qualche ritorno dal passato e parecchie novità, sia dal punto della trama che da quello strutturale. E’ un romanzo nel quale credo molto. Penso – pur nel mio piccolo – di essere riuscito infine a dire qualcosa di veramente innovativo e interessante all’interno del genere horror. E forse verrò rivalutato postumo… :)

    Cosa dovrebbe aspettarsi, secondo te, un lettore da questo romanzo?

    Di appassionarsene. Di divertirsi. Di commuoversi. Di dispiacersi, alla fine, di dover lasciare i personaggi. E dopo averlo letto, di portarlo dentro di sé per molto tempo.

    Ora una domanda che ci incuriosisce sempre: se ti proponessero di trasportare su pellicola la tua trilogia, accetteresti? Perché? Se si, ti va di darci qualche indicazione sugli attori che ti piacerebbe recitassero nel film?

    Be’, accetterei di corsa. In quanto agli attori… Mah! Credo che l’unica cosa che vorrei è che il film rispettasse le atmosfere e le caratteristiche caratteriali dei personaggi. Per il resto non ho preferenze.

    Hai altri progetti letterari in cantiere, oltre quelli riguardanti la trilogia?

    Sì. Un noir e qualcosa relativo agli zombi. Vedremo.

    Come è nata in te la passione per la scrittura?

    Leggendo. Leggendo di tutto e continuamente.

    Quale scrittore ti ha ispirato di più?

    Banalmente, moltissimi. Da Arpino, a Borges, a Chandler, a Fleming, a Landolfi; persino Montale, che ci si creda o no. E molti film, primo tra tutti il Vampires di Carpenter (o meglio, i primi dieci minuti del film).

    Parlaci delle tue preferenze: libri, film, musica, sport, arte, posti che vorresti assolutamente visitare, insomma, una panoramica su Claudio.

    Libri… Mah… Dovrei stilare un elenco. Ribadisco che sono onnivoro. In questi giorni, tanto per fare un esempio, sto leggendo più o meno contemporaneamente un romanzo di Lermontov, un Segretissimo e un manuale sulle arti marziali. Procedo un po’ random, in effetti. Amo la lettura per la lettura. Sulla musica sono molto debole: ho l’orecchio musicale di un sordo. Faccio invece da sempre molto sport (pugilato, tennis, bicicletta, nuoto, essenzialmente). I miei gusti artistici non sono nulla di che. Mi piacciono i surrealisti, i metafisici e alcune architetture visionarie alla Boullèe, tanto per fare un esempio. In quanto ai posti che vorrei visitare... mah, ho viaggiato parecchio a suo tempo. Mi manca il Giappone, ma temo proprio che non ci andrò più.

    Se ti dicessero che, chiudendo gli occhi, saresti trasportato in un secondo nel luogo dove più desideri essere, quale sarebbe?

    Mi piacerebbe portare qualcuno che amo in un bel posto, e mi piacerebbe poterla viziare un pochino. In Giamaica, per esempio.

    Come ti sei avvicinato al mondo dei vampiri e come è nata la passione per queste creature?

    Facevano parte della letteratura gotica di cui mi nutrivo golosamente da adolescente.

    È stato difficile trovare un editore disposto a pubblicare il tuo libro?

    Nel mio caso no. Ho spedito subito il file a Gargoyle, che conoscevo come casa editrice seria e preparata avendo letto alcuni romanzi che aveva pubblicato. Subito mi hanno un po’ scoraggiato, perché all’epoca ancora non pubblicavano italiani, ma poi la storia è piaciuta e quindi si è deciso di procedere.

    Hai dei consigli da dare a chi, come te, vorrebbe intraprendere una carriera letteraria?

    Dipende da cosa si intende per carriera letteraria. Se si vuole provare a guadagnare e basta (cosa assolutamente raccomandabile) consiglio di scrivere cose tipo La solitudine dei numeri primi, o Va dove ti porta il cuore, oppure capire che genere “funziona” in un determinato momento e buttarsi su quello, magari scopiazzando in giro. Diversamente, se si mira a cercare di proporre qualcosa di un pochino più originale, il mio consiglio è sempre lo stesso: scrivi ciò che a te per primo piacerebbe leggere.

    Un ringraziamento speciale a nome di tutto il Damned Soul per averci concesso quest’intervista, ti auguriamo un grandissimo in bocca al lupo per il proseguimento della tua carriera!


    Sono io che ringrazio voi, ci mancherebbe. Un libro è qualcosa di vivo che va curato continuamente. Senza lettori sensibili e attenti rischierebbe di diventare solo un mucchio di carta senz’anima. Con queste domande attente e puntuali avete invece contribuito ad arricchirlo e a tenerlo in vita.


    Creative Commons License
    Intervista a cura di MournfulCreatureOfTheDark. Questa intervista è pubblicata sotto una Licenza Creative Commons. © Ringraziamo Claudio Vergnani per averci concesso l'intervista. E' vietato riprodurre quest'ultima senza il consenso dell'intervistato e dell'autore. Damned Soul


    Edited by airali^^ - 16/11/2011, 11:51
     
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  2. .Arya
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    E' davvero un'intervista intrigante e molte risposte mi hanno fatto riflettere. Questa ad esempio:
    CITAZIONE
    No, se agisci per necessità non sei un eroe. L’eroe agisce per convinzione, per scelta. L’obbligo non crea eroi, ma soltanto vittime. Possono forse essere definite eroiche alcune gesta, ma non chi le compie.

    mi ha colpita moltissimo. In generale apprezzo tutta l'intervista, e credo che a breve leggerò questa trilogia di cui ho sentito ottime critiche =)
     
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  3. airali^^
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    Davvero una bellissima intervista :sisi: oltretutto è una persona davvero piacevole e garbata, ed ha idee interessanti, inoltre le esprime benissimo. Le sue risposte mi hanno incuriosita anche dal lato umano, oltre che scrittevole xD insomma, uno dei pochi autori del panorama italiano degli ultimi tempi, degno di nota. Complimenti anche alla nostra Lily per la precisione e puntualità che la caratterizzano **
     
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  4. MrOpale
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    Se posso, ringrazio chi ha letto e chi ha scritto i bellissimi commenti ... Spero di aver offerto qualche interessante spunto .
    Un abbraccio a tutti.

    claudio vergnani
     
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  5. mandar
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    Bellissima intervista davvero. Stasera vado a comprarmi il libro.
     
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  6. Teenar
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    Complimenti x l'intervista! Davvero molto interessante...
     
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  7. airali^^
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    Andate sull'account facebook di C. Vergnani per leggere ulteriori commenti all'intervista =)
     
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  8. Dark Templar
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    Ecco, questo è il vampiro che mi piace, altro che Becca e company.....
     
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7 replies since 19/7/2011, 18:31   327 views
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